La lepre variabile (Lepus timidus) ha una certa somiglianza con la lepre europea che vive a basse quote, ma ha un corpo più piccolo e molto più compatto che gli permette di resistere maggiormente alle temperature rigide e zampe molto pelose, adatte per correre e saltare sulla neve. Si mimetizza con l'ambiente in ogni stagione: in estate la pelliccia è marrone-rossiccia sul dorso e bianca sul ventre, in inverno diviene totalmente candida con la sola eccezione della punta delle orecchie che rimane nera. La muta del pelame viene stimolata dal fotoperiodo e dalla temperatura dell’ambiente.

La lepre bianca vive nelle regioni artiche ed alpine con una netta preferenza per gli spazi aperti al di sopra dei limiti della vegetazione boschiva, ben oltre i 2000m. Generalmente si sposta in superficie, ma durante l’inverno può scavare delle buche nella neve sia per rifugiarvisi che per cercare cibo.
Perfettamente adattata ai rigidi inverni alpini, la lepre bianca, come la pernice bianca, è considerata una specie relitta dell’era glaciale, e proprio per questo potrebbe essere tra quelle che risentiranno maggiormente dei mutamenti climatici in corso.

Animale erbivoro, con capacità di digestione incredibili, si nutre di erbe spontanee, cortecce di albero e aghi di conifere, facilmente reperibili quando la neve ricopre la vegetazione. I principali predatori di questa lepre sono l’aquila e il gufo reale, e, oltre ad altre specie di rapaci, anche donnole, martore, ermellini, faine e volpi.
Generalmente se ne sta per tutta la giornata nascosta in qualche rifugio naturale tra i massi o sotto i cespugli, ben riparata e al sicuro dai predatori; abbandona il nascondiglio solamente all'imbrunire, per rimanere in pastura anche tutta la notte.

Le femmine sono sessualmente mature nel secondo anno di vita e vanno in estro 2 volte l’anno: ciò le permette di mettere al mondo più piccoli durante la stagione estiva, visto che in montagna è estremamente breve. I piccoli sono generalmente da due a cinque, ma il tributo che pagano per le inclemenze del tempo e a causa dei predatori è altissimo, così che, nonostante l'alta prolificità, rimane piuttosto rara, senza nessun aumento rilevabile. Anche prelievi venatori eccessivi e bracconaggio potrebbero influire negativamente sulle popolazioni.

Ultimo aggiornamento: 22/07/2018 ore 15:36:55

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