Scuola Media di Preglia di Crevoladossola, 2^ B

CENNI STORICI GENERALI

L’UOMO E LE ALPI NELL’ANTICHITA’

L'uomo non ha mai osato avventurarsi in luoghi sconosciuti, oltre i ghiacciai e le rocce; aveva paura delle creature fantastiche e la sua superstizione ostacolava lo spirito d'avventura. I primi abitanti delle alpi furono tribù in cerca di protezione; cominciarono ad insediarsi, a coltivare e ad allevare bestiame. Inventarono nuove tecniche e furono i primi ad abbandonare le paure e ad avventurarsi verso le cime più alte, dove iniziarono ad insediarsi, a far pascolare il bestiame e, dopo molti anni, arrivarono alla messa in pratica degli ALPEGGI.

IL MIGLIORAMENTO DEL CLIMA E L’OPERA DEI MONACI

Casa tipica WalserFurono due i motivi principali che spinsero l'uomo verso le Alpi: il miglioramento del clima e la vittoria contro la superstizione, grazie agli insegnamenti dei monaci. Indubbiamente le paure erano fondate, sin dai tempi della grande glaciazione, che aveva colpito soprattutto le cime più elevate e che aveva distrutto molti raccolti.
Infatti, il clima montano subì diverse variazioni: all'arrivo dell'uomo era piuttosto caldo (optimum climatico, tra XI e XIV secolo), poi avvenne una piccola glaciazione tra XV e XVII secolo, e infine si tornò alla normalità. Tuttavia, grandi sconvolgimenti climatici sono caratteristici delle nostre valli.
Fu, in secondo luogo, lo slancio spirituale dei monaci benedettini a spingere l'uomo a lasciar perdere la superstizione e ad avventurarsi verso le alte cime. I monaci determinarono un'importante apertura culturale verso il mondo circostante: dissodarono molte terre, attrezzarono strade, e fondarono ospizi per i pellegrini e i mercanti.
Ad esempio, sono stati i monaci che ci hanno lasciato testimonianze sulla presenza e sulle tecniche dell'insediamento umano sul Monte Rosa. 
Essi possedevano molti terreni. Parte gli era stata donata dal papa, parte invece da laici che pensavano che in questo modo avrebbero avuto buona fortuna nella vita ultraterrena. I monaci consideravano questi possedimenti molto importanti e, a volte, riuscivano a rendere coltivabili anche terre poco fertili.

La concessione dell'Imperatore

Ottone IV, imperatore di Germania, concesse nel 1210 alla famiglia De Rhodis di Premia-Baceno il titolo di “Nobile Valvassore” e anche il feudo sulla Val Formazza con pratis, alpibus et nemoribus (prati, alpi e boschi).
Il casato dei De Rhodis si diffuse in Val Antigorio e ricevette concessioni feudali. Furono dapprima decimatori; poi, al servizio dell’imperatore, assunsero la nomina di Valvassore Maggiore. La nomina venne confermata da Arrigo VII e Francesco Sforza.
I pedaggi e le decime erano segno di fedeltà al vescovo e all’imperatore, ma i formazzini vollero liberarsi dei De Rhodis e dei loro metodi tirannici e, per due secoli, fecero di tutto per allontanarli.

La valle contesa tra svizzeri e italici

La Val Formazza faceva gola sia agli svizzeri che agli italici per la via di commerci che rappresentava.
I mercanti milanesi e novaresi partivano per la Valle Antigorio e Formazza con carovane di muli trasportando merci preziose; ripetuti erano questi incontri tra rozzi formazzini e ricchi mercanti.
Nel 1300, tra Vallese e Formazza, iniziò un’ inimicizia dovuta a questioni di pascoli. Le lamentele dei vallesani persistettero tanto che la voglia di una rivincita passò dai sudditi ai capi. Nel 1304, il vescovo Sion scese dal Sempione per saccheggiare persino Domodossola.
Fu un periodo molto duro per la popolazione: oltre alle guerre, nel 1339 ci furono abbondanti nevicate che misero a disagio la gente. Inoltre, si aggiunse anche un’epidemia di peste.

L’epoca dei Visconti

Nel 1354, i nipoti dell’arcivescovo Giovanni Visconti ereditarono i suoi territori: Bernabò lo Stato di Milano, invece Galeazzo la Corte di Mattarella (centro amministrativo dell’Ossola). Dopodiché, i De Rhodis chiesero protezione ai Visconti. La Val Formazza, visto che i De Rodis esercitavano il loro potere attraverso ingiustizie nei confronti del popolo, nel 1417 si ribellò e riuscì a scacciare i tiranni.
A questo punto, la Formazza non poteva restare senza governo; quindi, si decise che sarebbe divenuta proprietà dei Visconti, signori di Milano.
In seguito, l’isolamento e la povertà della Formazza causarono il disinteressamento da parte dei dominatori milanesi, ma le invasioni vallesane finirono per richiamare l’attenzione verso quella valle che si trovava al confine delle loro terre.
Le relazioni con gli svizzeri peggiorarono e la goccia che fece traboccare il vaso fu proprio la Formazza. Più di tremila soldati elvetici si diressero nella valle: la corte di Mattarella a Domodossola e il vescovo di Novara, centri politici e amministrativi della zona, vennero presi di sorpresa e non poterono fare nulla. 
Da quel momento, la Signoria dei Visconti venne soffocata dalla Lega svizzera. Solo nel 1487, con la battaglia di Crevoladossola, il Ducato di Milano riuscì a tenere lontano gli svizzeri dall’Ossola. In quell’occasione, poi, gli Sforza concessero ai formazzini quell’autonomia e quei privilegi che avevano sempre richiesto, dando loro la possibilità di scrivere statuti e avere “deroghe” sui tributi da pagare. Da allora, la valle si è governata come una “repubblica walser” indipendente, eleggendo l’ammano, primo cittadino e giudice, e i suoi consiglieri.

Il dominio spagnolo e il lento declino

Nel 1535 l’Ossola finì sotto il duro dominio spagnolo. I Walser conobbero il periodo più buio e difficile della loro storia. Nel 1748, entrarono a far parte del dominio di Casa Savoia. Nel 1848, dopo l’emanazione dello Statuto Albertino, i privilegi e le immunità, che gli avevano permesso di commerciare e vivere in modo più libero e autonomo, furono via via abolite. Così iniziò il lento declino delle comunità walser.

Ultimo aggiornamento: 01/07/2018 ore 13:35:50

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