Balm d’la Vardaiola
Un secondo strato riferibile all’Alto Medioevo viene interpretato come un giaciglio protetto per trascorrervi la notte e formato da grandi pietre disposte a semicerchio contro la parete del Balm.
Sotto questo strato sono state trovate molte “placchette gelive”, scaglie rocciose staccatesi dalla parete in un periodo molto freddo, probabilmente tra il V e l’VIII secolo d.C. quando l’estendersi dei ghiacciai e il raffreddamento del clima ridussero l’utilizzo dei pascoli di veglia.
Lo strato sottostante, relativo ad un’occupazione in età romana, ha dato reperti significativi: una fibula di bronzo (I secolo a.C.), un grosso cristallo usato come percussore da acciarino e un frammento di amo in bronzo. Il ritrovamento dell’amo potrebbe indicare la pesca di pesci di grosse dimensioni nel lago che occupava la conca di Veglia.
La fibula (grosso fermaglio usato per unire i lembi di una tunica o di un mantello) è un oggetto maschile molto pregiato, di certo non appartenuto ad un pastore. Essa può essere appartenuto ad un guerriero e messo in relazione con le guerre romano-alpine di età augustea oppure può richiamare a cercatori di cristalli di quarzo collegati all'industria del vetro di Muralto, vicino a Locarno. Sulle sponde del Lago Maggiore è stato infatti rinvenuto un laboratorio di artigianato del vetro che, duemila anni fa, utilizzava il quarzo polverizzato per la produzione di oggetti molto fini e trasparenti.
Tali testimonianze possono essere riferite ai Leponti, popolazioni che abitavano le valli dell’Ossola nell’antichità, e al controllo da loro esercitato sul valico del Sempione. I Leponzi controllarono entrambi i versanti delle Alpi Pennine e Lepontine e le valli laterali fino al 15 a.C. quando, con la conclusione delle “guerre alpine” sotto l’imperatore Augusto, Roma sottomise definitivamente le popolazioni che vivevano sulle Alpi.