Scuola Media di Preglia di Crevoladossola, Classe 2^ A

STORIA DEL VILLAGGIO WALSER DI AGARO DAL SECOLO XIII AL SECOLO XV

LA COLONIZZAZIONE: SECOLI XIII E XIV

sfalcioI Signori De Rodis furono i primi a rendere possibile la colonizzazione delle Alpi dell’Ossola, da parte dei coloni walser.
Con Guido I De Rodis, nel 1210 controllavano tutte le terre della valle Antigorio e perciò anche la zona d’Agaro.
Morendo, tra il 1210 e il 1220, Guido De Rodis lasciò il feudo di cui era stato investito come "valvassore imperiale" ai suoi quattro figli. 
Un ramo della famiglia dei De Rodis, stabilitosi a Baceno, darà origine al casato dei De Baceno; sarà uno dei membri di questa famiglia a concedere in affitto ereditario ai coloni walser le terre di Agaro, l'8 settembre 1298 e quelle di Ausone l'11 settembre 1296. Dal contratto stipulato con i coloni di Ausone risulta che essi a quella data erano già insediati sul territorio. Nel contratto con la gente di Agaro si ha invece l'impressione di un insediamento nella sua fase iniziale.

AGARO NEL XV SECOLO

Nel 1425, quando i De Rodis sono ormai solo l’ombra dell’antica potenza (anche se per acquistare la Formazza, nel 1469, avevano messo assieme in un colpo solo la bella somma di 300 ducati d’oro), i loro ambasciatori scendono a Milano per implorare presso Ludovico il Moro la riconferma dei feudi: “Vallis Formatie, Fopiano, Agario, Ovexono et Salegio et Cologno cum eorum pertinentiis”. Il documento, che contiene tali precisi riferimenti alle terre situate nelle zone più elevate ed impervie, che sono appunto: Foppiano, Agaro, Ausone, Salecchio e Cologno, è particolarmente prezioso. Esso mostra, infatti, come dell’antico feudo duecentesco, all’intera consorteria De Rodis-De Baceno-Breno-Pontemaglio, sia rimasto più solo questo zoccolo duro delle colonie walser.

CONTRATTI DI AFFITTO STIPULATI DAI WALSER

I contratti stipulati dai coloni walser di Ausone a di Agaro nel 1296 e nel 1298, stabilivano che essi fossero liberi sul loro territorio. In tali documenti si confermava anche che ogni miglioramento e nuovo dissodamento sarebbe stato a loro beneficio, mentre i feudatari si riservano il diritto di pesca nel lago d'Agaro e quello di pascolo per quattro cavalli e otto buoi all' Alpe Pojala:
L'affitto annuo era fissato in 30 lire imperiali, otto libbre di pepe, sei pernici e mezzo quintale di formaggio per ogni alpe; il tutto da consegnarsi alla festa di San Martino (11 novembre) di ogni anno. Questi diritti, minuziosamente definiti e rigidamente pretesi, vennero accampati per secoli e utilizzati come merce di scambio in compravendite fra signorie nobiliari. Dai de Rodis-Baceno il feudo passò ai Marini di Crodo, quindi nel 1646 al conte Giulio Cesare Monti di Valsassina con tanto di investitura feudale del re di Spagna Filippo IV. Il nuovo feudatario, che si fregiava del pomposo titolo di “marchese di Salecchio, conte di Agaro, signore di Avesone e di Costa”, rinunciò quindi nel 1679 al suo diritto di pascolo negli alpeggi di Agaro in cambio di “… una ricognizione annua di lire grosse 25 di formaggio della migliore qualità e condizione si faccia in coteste parti, da consegnarsi in mia casa in Milano”.

GLI STATUTI DI AUSONE

Gli statuti di Ausone "Opso" nel dialetto walser, furono redatti il 2 maggio 1588, a Cravegna presso l'abitazione del notaio Giovanni Francesco da Campieno e sono scritti in latino. Nella prefazione agli ordinamenti, gli uomini di Ausone fanno riferimento ad un codice più antico, scritto dai loro predecessori, il quale è andato smarrito, ma a cui essi intendono fare riferimento. Al momento della ratifica erano presenti ben dieci persone di Ausone, che costituivano i rappresentanti di tre quarti delle famiglie del luogo. Da ciò possiamo intendere quanto essi considerassero importante mantenere una continuità con le leggi precedenti. Sempre nella prefazione c'è una parte dove il notaio afferma che le persone presenti, a voce e con disegni, hanno voluto indicare fin nei minimi dettagli i confini dell'alpe Nava e hanno richiesto che ne venisse fatta una chiara trascrizione. 
Il testo degli statuti veri e propri ,consiste in 23 capitoli, ognuno dei quali riguarda un particolare aspetto della vita alpestre.
Per la regolamentazione del pascolo ci sono 9 capitoli. 
Per la regolamentazione dell'utilizzazione dei boschi ci sono 4 capitoli. 
Per la regolamentazione dell'utilizzo del foraggio ci sono 4 capitoli. 
Per la tutela delle proprietà e per evitare che vengano vendute a forestieri 1 capitolo
Per la tutela dei frutti, sia coltivati che spontanei 5 capitoli
Una particolarità che riguarda i frutti spontanei è quella che a noi oggi essi possono sembrare insignificanti, si tratta infatti di lumache (capitolo VII) e resina di larice o abete (capitolo XV). Non così doveva essere, invece, a quei tempi, perché gli uomini di Ausone hanno voluto regolamentare per scritto la loro utilizzazione.
Un'altra particolarità che fa luce sul tipo di difficoltà che gli uomini di Ausone dovevano affrontare è quella menzionata nel capitolo XIX dove si stabilisce quale debba essere la ricompensa in denaro da consegnare a chi abbia ucciso un lupo oppure un'aquila .I danni arrecati al bestiame da questi due predatori dovevano essere assai rilevanti a giudicare dal prezzo stabilito.

GLI STATUTI DI AGARO

Gli Statuti di Agaro furono redatti il 10 luglio 1513 nella piazza di Baceno, alla presenza del governatore; e sono scritti in latino. Gli uomini di Agaro sono rappresentati dal console Pietro Pezio che chiede al governatore la redazione del codice degli statuti dopo che, nei giorni precedenti, i capifamiglia di Agaro ne avevano discusso e proposto le norme. 
L'originale degli Statuti è conservato presso il comune di Premia che ha provveduto al restauro del codice membranaceo. Nella sala dell'archivio storico di Premia è anche conservata una copia a stampa degli stessi, risalente alla seconda metà del 1600.
Gli statuti sono composti da 20 ordinamenti, senza numerazione. I principali argomenti trattati riguardano l’utilizzo privato e collettivo delle risorse del territorio di Agaro. Particolare attenzione viene dimostrata nei confronti dell'utilizzo dei pascoli, del foraggio ottenuto dalla fienagione e del legname che possono offrire i boschi circostanti .
Per quanto riguarda la salvaguardia dei boschi, gli agaresi dimostrano molta attenzione verso gli alberi che crescono lungo il versante del monte Topera.
Negli Statuti viene ricordato che dal monte Topera molte volte, durante l'inverno, sono scese delle valanghe che hanno sommerso l'abitato di Agaro. A causa di questo incombente pericolo viene proibito, non solo di tagliare gli alberi già esistenti, ma viene vietato perfino di raccogliere il fogliame per non danneggiare la crescita di nuove piante.
Dagli Statuti si apprende pure che ad Agaro venivano allevati non solo bovini, ma anche capre, cavalli, muli e asini. Ai possessori di capre, in particolare, viene ricordato di non lasciarle libere nei prati e nei campi, sia Comunali che privati, nel periodo in cui crescono le messi. La stessa raccomandazione vale anche per i possessori di muli, cavalli e asini.
Negli statuti viene anche proibito di vendere dei beni immobili a forestieri. Per evitare che dei forestieri diventino proprietari di terreni situati ad Agaro, viene anche stabilito che: una donna che si sposi con un uomo proveniente da fuori , perda una terza parte dei suoi beni e tutti i diritti sugli alpeggi.

Ultimo aggiornamento: 01/07/2018 ore 13:30:14

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